Le nomine in Fondazione e il dovere di informare

07-07-2021

In merito alle nomine in corso alla Fondazione Varrone, amareggia leggere la cronaca che ne ha fatto oggi il Messaggero come fosse una battaglia combattuta tra “cecchini” e “impallinati”, buona forse come gogna mediatica di provincia, pessima come informazione ad un territorio che ha nella Fondazione Varrone un sicuro punto di riferimento in settori nevralgici per la collettività. Ancora più deprecabile è la pubblicazione dei nomi degli aspiranti soci che non hanno ricevuto dall’assemblea voti sufficienti all’ammissione: parliamo di personalità cittadine di indubbio valore che su indicazione degli stessi soci avevano avanzato la propria candidatura e che non sono riuscite solo per effetto della complessità dell’elezione. Esporli all’attenzione dell’opinione pubblica come se la Fondazione avesse espresso su di essi un giudizio negativo dà la misura di come sia concepita l’informazione, ridotta a una interpretazione dei fatti fuorviante e strumentale che mai avverte il bisogno di sentire tutte le parti in causa e men che meno di rifarsi a notizie ufficiali. Vale per l’argomento “nomine” – date per fatte quando fatte non sono, essendo l’iter di perfezionamento ancora in corso – e vale per i rapporti tra la Fondazione e l’Atletica Studentesca Milardi, di cui abbiamo letto ricostruzioni giornalistiche che hanno sempre fatto a meno della versione della Fondazione. Eppure per un bravo cronista non sarebbe stato difficile acquisire anche quella.

E' quanto dichiara il presidente della Fondazione Varrone Antonio D'Onofrio