Incredibile ma vero, anche un anno duro e difficile ha portato con sé cose buone (crediamo) alla città: pensiamo alla bella e seguitissima conferenza sulla Rieti Medievale del professor Franco Cardini. Pensiamo all’apertura del Varrone Lab di Palazzo Dosi, dove sotto la supervisione di Giuseppe Cassio e con Anna Paola Salvi abbiamo restaurato decine di opere d’arte provenienti da Amatrice e da Accumoli. Pensiamo a quella mostra provocatoria e commovente insieme che è stata "Robe da Matti", che solo uno psichiatra illuminato come Manlio Paolocci poteva immaginare. Pensiamo alla bella stagione estiva di musica e teatro, equamente divisa tra Largo San Giorgio e i cortili Ater di importanti quartieri cittadini: un viaggio durato un mese che abbiamo fatto insieme ad artisti del calibro di Pino Di Buduo, Paolo Fosso, Raffaello Simeoni. Ma non dimentichiamo il lungo “inverno” del lockdown, che ci ha visto accanto agli operatori sanitari impegnati al de Lellis, agli studenti delle scuole reatine – a cui abbiamo garantito computer e dispositivi per la didattica a distanza – e agli anziani delle case di riposo come nonna Elisa, a cui i tablet hanno consentito di rivedere figli e nipoti. Volentieri abbiamo moltiplicato il sostegno alla Mensa di Santa Chiara, una rete straordinaria di volontari a cui dà il volto Stefania Marinetti. E che festa è stata aprire la casa dei ragazzi del Polo Autismo di Porta d’Arce, guidati da quella “Loco Motiva” di energia che è Virgilio Paolucci. E quando è stato il momento di ripartire l’abbiamo fatto con i volti degli artigiani, dei commercianti, degli imprenditori, degli artisti e dei professionisti che hanno accettato di gridare con noi “Daje Rieti”. Ma non meno coraggiosi sono stati Matteo, Giulia e i tanti giovani che hanno deciso di aprire bottega mentre altri la chiudevano supportati dal nostro Vivaio di impresa. Davvero il 2020 sarà un anno che non dimenticheremo, ma ci ha portato e insegnato anche cose buone di cui faremo tesoro per il 2021. Andando avanti, insieme.
