Al Festival della Letteratura di Leonessa il libro su Vallecupola, tra memoria e storia

03-08-2022
La presentazione del libro Vallecupola, la memoria e la storia

Pubblico attento e interessato, il 2 agosto a Leonessa, per la presentazione del libro Vallecupola. La memoria e la storia, preziosa e inedita testimonianza delle tradizioni millenarie del piccolo borgo sabino a cura dell’antropologo Mario Polia, con un intervento dello storico Tersilio Leggio. Il libro è frutto di un progetto di ricerca promosso nel 2018 dalla Biblioteca Angelo Di Mario di Vallecupola sostenuto tra gli altri dalla Fondazione Varrone, per ricostruire le origini e la storia delle tradizioni rurali di Vallecupola prima che la voce degli ultimi testimoni si spegnesse e attraverso una ricognizione di fonti e documenti che nessuno aveva mai effettuato. 
Il volume (240 pagine, edito da Angelo Di Mario Aps) è stato presentato al pubblico al Chiostro di San Francesco, evento inaugurale del Festival della Letteratura Città di Leonessa, rassegna di Libri ad alta quota che anche quest’anno la Fondazione sostiene. Alla presentazione, aperta dal sindaco di Leonessa Gianluca Gizzi, hanno partecipato Maria Grazia Di Mario, giornalista e animatrice della Biblioteca di Vallecupola, il presidente della Fondazione Varrone Mauro Trilli e l'autore del libro, Mario Polia. "Vi chiederete perché presentare a Leonessa un libro su Vallecupola, ma questo rientra nella politica della nostra Fondazione che è quella di stabilire o rafforzare legami e connessioni tra pezzi diversi del nostro territorio" ha detto il presidente Mauro Trilli salutando il pubblico presente. Connessioni peraltro esistenti tra i due paesi, come raccontato nel volume. "Questo libro ci rimanda alla domanda delle domande - ha detto Mario Polia aprendo il suo lungo e appassionato intervento - Da dove nascono le tradizioni popolari? Guai a pensare che siano superstizioni. Non è così. E' nella storia che bisogna scavare per trovare le giuste risposte, oltre naturalmente a far parlare i testimoni, i pochi rimasti. A Vallecupola ho potuto ascoltare nove "informatori"". E alla fine di un lavoro intenso quello che è emerso "è che ci sono vene profonde che alimentano le tradizioni: io non ho fatto altro che portarle alla luce".