La lettera di D'Onofrio al Messaggero

07-10-2019
La lettera di D'Onofrio  al Messaggero

Fa male leggere di una Fondazione immersa in “giochi di potere” per la nomina del nuovo segretario generale, in una narrazione che certifica livori personali e scivola su oggettive falsità.
Dalle dichiarazioni apparse nell’articolo del Messaggero di domenica 6 ottobre si apprende che l’assemblea dei soci ha fortemente contestato e infine respinto la proposta di modifica dello Statuto adombrando profili di incompatibilità discendenti da legami personali dei soggetti interessati.
Falso.
La modifica statutaria mirava a rimuovere un mero refuso dello Statuto che ad oggi impedisce ai dipendenti di diventare segretario generale, vale a dire completare un naturale percorso professionale interno ad una struttura privata. Una circostanza palesemente in contrasto con norme superiori, tant’è che diverse fondazioni hanno già modificato il testo e altre, e tra queste la Fondazione Varrone, lo stanno facendo.
Tale modifica, proposta dal consiglio di amministrazione, è stata discussa in assemblea e dopo una normale discussione è stata approvata con un risultato netto: 29 voti a favore, 3 astenuti e nessun contrario. La stessa assemblea ha poi approvato all’unanimità il piano programmatico 2020 elaborato dal cda. Quando si dice “bagarre” in Fondazione.
E veniamo al nuovo segretario generale.
Il consiglio di amministrazione della Fondazione non ha ancora nominato il segretario generale in sostituzione del dottor Mauro Cordoni, cessato dall’incarico il 31 dicembre scorso. Sono state fatte diverse audizioni di manager esterni; contestualmente, il consiglio ha valutato la possibilità di scegliere il nuovo segretario generale all’interno dell’ente, valorizzando così la struttura e garantendo una più ottimale gestione delle risorse. Ciò ha reso necessario avviare l’iter di modifica statutaria che per essere perfezionato ha ora bisogno dell’avallo del consiglio di indirizzo. Nel frattempo c’è una funzionaria – la dottoressa Brunella Lilli, dal 2004 in Fondazione, da anni nello staff del segretario generale – che opera con una parte limitata di deleghe, in attesa che il cda faccia la sua scelta.
Probabile che questo orientamento abbia mortificato le aspettative di qualcuno, ma far diventare personali delusioni motivo di scontro dentro la Fondazione qualifica chi agisce in questo modo e arreca danni gravi all’immagine di un ente che altro non fa che amministrare e impiegare il suo patrimonio a beneficio della crescita della comunità e del territorio.
Amareggiano le ombre stese su un’attività tanto intensa e trasparente, specialmente se a farlo sono alcuni soci a cui non mancano personali motivi di risentimento.
Andiamo comunque avanti col nostro progetto di Fondazione, forti anche del riscontro praticamente quotidiano che abbiamo dalla collettività e dai partner più diversi sui molteplici fronti su cui siamo impegnati.